l’anno che verrà

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teatro a luci rossi

 Sono
reduce da una di quelle serate a tasso alcolemico elevato: una di
quelle serate seduti attorno ad un tavolo, in una di quelle osterie
col fumo che fa da arredamento stabile (di quelle che “non ce ne
sono più”, per intenderci), in compagnia di quattro amici, a
parlare di massimi sistemi; di quante volte Antares sia enormemente
più grande del nostro sole, cercando di spiegarsi cosa sia
“l’infinito”, riferito all’universo, chiedendosi se mai qualche
alieno verrà a spiegarcelo, a noi poveri terrestri, intenti a
distruggere la propria casa; divagando, ad un certo momento, non
ricordo più come né a che punto della discussione, sulla religione:
e vai di “Gesù sposato con Maddalena”, e di Marie che anziché
inginocchiarsi a pregare la morte del figlio si infuriano contro
l’altissimonnipotente, facendolo sentire un miserello qualunque; e da
qui ci buttiamo a discutere di retaggi culturali che secoli e secoli
di religioni monoteistiche hanno impresso sull’umanità… “prendi
per esempio i 10 comandamenti” e leggili con attenzione! Perchè è
facile dire ‘la religione predica il bene, ma l’uomo è cattivo e ci
si nasconde dietro’, ma poi quando leggi: ‘1-
NON-AVRAI-ALTRO-DIO-ALL’INFUORI-DI-ME’, come fai a pensare che la tua
religione sia tollerante verso gli altri, verso i diversi? Come fai a
credere a un dio superbo che ti dice di non esserlo? …Forse che,
nemmeno troppo tra le righe, le fedi, in generale, istighino
all’odio?…’ …Probabile. Noi per toglierci il pensiero abbiamo
divagato, per i rimanenti 9 comandamenti, chitarra in mano, su “Il
testamento di Tito”
, di De Andrè, solo stonandolo di parecchio…
(Fabrizio scusaci).

 

Poi,
il passo da De Andrè all’anarchia è un’altra nuvola rossa, e dal
primo comandamento all’articolo 48 della costituzione è lo stesso
movimento: il primo lascia intuire la battaglia contro “i diversi”, in culo al rispetto,
il secondo che votare è un dovere, che se non viene esercitato ti
mette alle corde in ogni discussione a sfondo politico che tu avrai
nella tua vita; proprio come se fosse un dogma imprescindibile.

Insomma:
ci buttiamo a capofitto in qualche pezzo preso da “Storia di un
impiegato”
, intervallandolo con qualche altro bicchiere di vino,
che ci allontana inesorabilmente dalla tonalità e dalla metrica
delle canzoni, ed in fine decidiamo di congedarci con un “Vabbè…
andiamo a casa, ché domani si lavora”, un po’ di senso di nausea,
fisica e mentale, e la consapevolezza lucido-ubriaca che il potere è
un teatro a luci rosse, e che i suoi spettacoli vanno in onda tutti i
giorni sui giornali e sulle televisioni di tutto il mondo.


Siam diventati “così coglioni da non riuscire più a capire che non ci
sono poteri buoni”
?

Ah…
quasi dimenticavo!… la foto

 

 

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oltre il limite

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dai paesi di domani…

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ceramica a colloquio

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silenzio

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nera

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…cedro una volta…

le foto dei danni causati dalla tromba d’aria che il 26 agosto si è abbattuta su Favria

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roses

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